Proprio come ti è stato detto – Parashat Pekudei

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

Tradotto ed adattato da David Malamut

Dopo mesi di grandi e complessi lavori di costruzione, mentre si accampavano nel cuore del deserto, gli Israeliti completarono le istruzioni dettagliate per la costruzione del tabernacolo ricevute da Dio, e procedettero all’inaugurazione del tempio temporaneo che li avrebbe accompagnati durante i loro viaggi nel mondo. deserto.

Dopo due mesi di un enorme e complicato progetto di costruzione, mentre erano accampati nel cuore del deserto, i figli di Israele completarono le istruzioni dettagliate per la costruzione del Mishkan (Tabernacolo) che avevano ricevuto da Dio e si dedicarono alla inaugurazione del tempio temporaneo, per accompagnarli nei loro viaggi nel deserto. La Parasha di questa settimana – Parashat Pekudei – conclude la descrizione della realizzazione del Mishkan, una descrizione che si sviluppa su cinque parashot.

Al termine della descrizione dei lavori di costruzione, la Torah afferma (Esodo 39, 42-43):

<<Giusta quanto il Signore comandò a Mosè, così eseguirono i figli d’Israel tutto il lavoro. E Mosè vide tutta l’opera, e trovò che l’avevano eseguita pienamente come il Signore aveva comandato; e Mosè li benedisse.>>

Per tre volte, la Torah ripete e sottolinea il fatto che i figli di Israele non hanno cambiato nessuna delle istruzioni dettagliate date da Dio. Mosè, stupito da questo fatto, li benedisse con una benedizione speciale menzionata nel libro dei Salmi (Salmi 90, 17):

<<E sia il piacevole sguardo del Signore Iddio nostro sopra noi; e addirizza, o Signore, sopra noi l’opera delle nostre mani.>>

Notiamo che nelle ultime due parashot, la Torah sottolinea ripetutamente che le cose furono fatte esattamente “Giusta quanto il Signore comandò a Mosè”.

Perché Mosè era così emozionato vedendo che i figli d’Israele facevano proprio ciò che era stato loro comandato di fare? E perché la Torah vede la necessità di enfatizzarlo? Dovrebbe essere una cosa ovvia seguire le indicazioni così come sono state date da Dio, specialmente per qualcosa di così elevato come la costruzione del Mishkan.

Ancora una volta, all’inizio della parasha di Beaalotecha nel libro dei Numeri (Bemidbar), troviamo qualcosa di simile. La Torah descrive la richiesta di Dio a Mosè di istruire Aronne ad accendere la Menorah nel Mishkan. Subito dopo, leggiamo (Numeri 8, 3):

<<E così fece Aronne, fece (cioè) ch’i lumi del candelabro ardessero verso la parte dirimpetto al medesimo, come il Signore comandò a Mosè.>>

Il grande commentatore biblico, Rashi, evidenzia l’importanza delle parole usate in questo caso nella Torah:

<<להגיד שבחו של אהרון, שלא שינה.>>

<<Ciò mostra la virtù di Aronne che non si è discostato [dal comando di Dio].>>

Ancora una volta, vediamo un senso di meraviglia per Aaronne che non ha cambiato nessuna delle istruzioni dettagliate dategli da Dio riguardo all’illuminazione della Menorah nel Mishkan. E ancora dobbiamo chiederci: cosa c’è di così speciale in questo?

La risposta sta nella comprensione della natura umana. Come esseri umani, troviamo molto difficile fare esattamente ciò che ci viene detto. A tanti piace, preferisce fare con approssimazione quello che ci viene detto o chiesto di fare. Perché? Perché se facciamo le cose esattamente come ci viene detto, apparentemente stiamo negando la nostra indipendenza e personalità per il bene delle indicazioni che ci sono state date. Vogliamo sentire di aver contribuito alla storia. Quindi, ci piace fare le cose “circa” e non “esattamente”, rispetto a quello che ci viene detto.

Nella costruzione del Mishkan, Dio chiede ai figli di Israele di seguire esattamente le Sue istruzioni, e loro lo fanno. Si sono tirati fuori dall’equazione e hanno adempiuto alla volontà di Dio così com’era, e per questo meritavano la lode.

Ma quando la Torah sottolinea questo aspetto sorge una difficoltà. Di solito, con tutto ciò che riguarda la santità e la spiritualità, sentiamo un bisogno ancora maggiore di esprimere la nostra individualità. Percepiamo il nostro spirito interiore che ci dice come agire. Vogliamo essere connessi e sentirci parte dell’atto spirituale. Ma nella costruzione del Mishkan, vediamo che Dio voleva che ci allontanassimo dallo spirito “indipendentista” e facessimo esattamente come Egli aveva comandato, per trasformare la volontà di Dio, nella nostra volontà. Come dissero i saggi (Massime dei Padri 2, 4) Rabban Gamliel nel caso specifico “…Eseguisci la sua volontà come la tua. Annulla la tua volontà a cagione della sua, acciocchè annulli la volontà altrui, a cagion della tua”.

In molti episodi della nostra vita privata o religiosa, potremmo trovarci di fronte a un dilemma: dovremmo intervenire attivamente inserendo le nostre azioni “ribelli”, o dovremmo cedere alla volontà di Dio. In questi momenti, dovremmo ricordare la grande benedizione inerente nel seguire la volontà di Dio per così come è stata detta. Ma, esattamente così com’è!

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