Tra universale e particolare “Storia culturale degli ebrei”
Un pubblico numeroso, attento e interessato si è ritrovato negli accoglienti locali della Società Letteraria di Verona per seguire la presentazione del libro “Storia culturale degli ebrei” di Davide Assael e Piero Stefani (edizioni Il Mulino 2024).
L’evento è stato patrocinato dalla Società Letteraria di Verona e dalla Comunità Ebraica veronese. Daniela Brunelli, presidente della Società Letteraria ed Anna Kaufman, presidente della Comunità ebraica, hanno porto il saluto agli intervenuti ed hanno introdotto il tema della serata dopo aver presentato gli Autori.
,Davide Assael e Piero Stefani hanno illustrato alcune parti del volume che si presenta come una analisi del confronto della cultura ebraica con le altre culture ed in particolare con la cultura occidentale; un excursus che copre tremila anni di storia.
Questo saggio si legge solo apparentemente senza difficoltà perché la narrazione scorre fluidamente ed affascina il lettore dalla prima all’ultima pagina ; ma non si tratta di un libro facile.
Denso di informazioni, di concetti ed argomenti va letto con attenzione e rimanda il lettore in modo implicito all’approfondimento delle tematiche trattate
Gli oltre tremila anni di esistenza continuativa del Popolo Ebraico e dello scambio tra il pensiero ebraico e la cultura occidentale sono la chiave di lettura adottata dagli Autori che hanno cercato di identificare una sorta di fil rouge comune.
Non è stato facile trovare una chiave di lettura comune per questa enorme mole di Storia. Gli autori, uno cattolico, teologo, docente universitario e biblista e l’altro ebreo, filosofo, editorialista per il quotidiano ”Domani” e conduttore per Rai Radio 3 della trasmissione “Uomini e Profeti” sono da sempre coinvolti in studi sull’ebraismo.
Hanno condiviso i contenuti del testo ma si sono divisi i compiti, i primi sette capitoli sono stati scritti da Piero Stefani mentre la seconda parte è di Davide Assael.
Questo libro permette di rileggere la cultura ebraica evidenziandone la continua dialettica tra universale e particolare e sfatando anche molti pregiudizi.
Il Popolo Ebraico non è mai stato una potenza economica, né politica, né militare ma, è stato sempre protagonista nella costruzione della storia dell’Umanità. Lo è stato in passato e lo è stato nella costruzione della modernità.
Piero Stefani ha analizzato l’evoluzione della cultura ebraica dalle origini fino al 1600, mentre con Davide Assael si arriva all’Haskalah, all’età dell’emancipazione e all’oggi in Israele e nella diaspora.
Piero Stefani, rispondendo ad una domanda, si è soffermato sulla teologia cristiana della sostituzione mentre Davide Assael ha parlato dell’assassinio di Ytzak Rabin come dell’inizio di una profonda frattura molto divisiva all’interno della società israeliana.
Nel corso dei millenni gli ebrei hanno dimostrato grandi capacità di adattamento e il Popolo Ebraico è stato capace di resistere alle persecuzioni, sopravvivendo a processi infiniti di discriminazione, ghettizzazione, finanche alla volontà dichiarata di sterminio.
Il moderatore, ricordando che il 7 ottobre del 2023 è stata una data terribile per la storia del Popolo Ebraico ha chiesto quale potrà essere sia in Israele che nella diaspora l’evoluzione dell’identità e della cultura ebraica nel prossimo futuro e Davide Assael ha risposto evidenziando, insieme ad una grande preoccupazione, le divisioni interne al popolo ebraico e, richiamando la vicinanza tra la società israeliana e il mondo occidentale, ha detto che anche Israele vive una crisi del modello democratico.
Per molti si tratta del tradimento del patto fondativo dello Stato e del tentativo di mettere in discussione il Sionismo classico ovvero quell’equilibrio tra universale e particolare nel quale si riconoscevano le varie anime che vivevano nel Paese.
Una serata molto interessante che si è conclusa con alcune domande da parte del pubblico. E’stato ricordato il periodo della rivoluzione francese e la concessione delle libertà e dell’uguaglianza e il dibattito post-rivoluzionario che ha diviso le comunità ebraiche. Per molti fu infatti una grandissima delusione; anche per tutte quelle comunità ebraiche che avevano supportato la rivoluzione e sperato nel superamento dei ghetti e delle discriminazioni.
Mentre il conte di Clermont-Tonnerre diceva” agli ebrei tutto è concesso, come individui, nulla come nazione” credendo in un’eguaglianza che richiedeva a tutti di rinunciare ai propri elementi identitari, nella prospettiva ebraica uguaglianza significava aver la possibilità di essere, come tutti, diversi, cioè di essere se stessi.
Vorrei, concludendo questa relazione, citare un’intervista a Davide Assael, che a proposito dell’antisemitismo ha detto che “da un lato c’è il tradizionale antigiudaismo islamico, che non è mai riuscito a sviluppare una propria modernità e a pensare a un rapporto tra le religioni monoteiste in termini egualitari.
Dall’altro, questo elemento è andato a fondersi con un sentimento anti-ebraico tipico del mondo occidentale.
E’ qui a mio parere che nasce davvero lo sconforto delle nostre comunità, perché abbiamo visto dilapidarsi in un attimo tutto il percorso fatto a partire dal Concilio Vaticano II, che aveva incluso pienamente l’ebraismo nella storia dell’occidente”.
Bruno Carmi
Moderatore e promotore della serata