Messaggio Presidente UCEI per Yom Haazmaut

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Tra poco rialzeremo la bandiera di Israele abbassata in questa giornata di lutto a mezz’asta in omaggio di tutti i caduti. Questa bandiera non è solo di uno Stato ma è quella di un intero popolo. Due strisce ed una stella rappresentano una storia millenaria ed una speranza mai sopita di pace. Quest’anno il passaggio dal lutto alla gioia è soffocato dal dolore e dallo strazio incommensurabile di quanto avvenuto il 7 ottobre. Ma l’imperativo di affermare questa giornata di indipendenza è ancor più pregnante. Migliaia sono i caduti e i civili assassinati, ma nessun esercito nemico e nessun terrorista ha mai ucciso la nostra identità, la perseveranza nello scegliere la vita e nel difendere LA MEDINA’. Gli ultimi mesi hanno evidenziato ancor più il legame indissolubile che lega le Comunità ebraiche nel mondo e Israele in un rapporto di reciproca dipendenza e destino.

È nostro dovere in questa giornata ribadire l’impegno dello Stato di Israele nella difesa dei suoi cittadini e territorio e questo impegno genera beneficio all’intera civiltà occidentale, forse anche quella mediorientale. Un giorno le nazioni che continueranno o raggiungeranno la vita basata sulla democrazia lo comprenderanno.

La parola Stato è una parola seria. Genera responsabilità ne siamo molto consapevoli perché crediamo profondamente che è quello che Israele è: uno Stato responsabile che desidera pace e convivenza assicurando la vita dei suoi cittadini tutti. “Stato” non è uno slogan e un’etichetta che si decide di associare a chiunque. È un concetto giuridico ben preciso che presuppone organizzazione, territorio definito e un popolo guidato da chi desidera costruire, innovare, fare progredire verso un lontano futuro, superando sfide sociali, politiche, ambientali, economiche.

Siamo abituati a ragionare con i nostri concetti sulle categorie di stato, popolo, valori e pensiamo che siano facilmente acquisibili e attribuibile con votazioni altrui collettive o autonome. Il concetto di Stato corrisponde a maturità e tradizione. Gestione di istituzioni pubbliche che riguardano la giustizia, il welfare, la pianificazione urbanistica e la rivelazione archeologica, la pedagogia e l’insegnamento della lingua, la bellezza e l’empowerment delle donne, l’acquisizione di saperi innovativi curativi e di promozione del benessere, l’ascolto e l’inclusione come meccanismi per la formazione delle decisioni, il riparto di competenze e l’uso di forze di polizia ed esercito per difendere non per governare, capaci di riconoscere e valutare le proprie fatiche e défaillance, sistema di informazione e media lontani da ogni nuance di propaganda, valori che affondano nella fede religiosa per generare bene, libertà e diritti costituzionali che guidano singoli e istituzioni e non l’alibi e l’abuso del potere. Tutto questo è l’insieme di Nazioni che ha senso unire. Tutto questo è l’insieme di vicini confinanti che ha senso avere. Tutto questo è Israele in cui ci riconosciamo e in cui crediamo. Tutto questo è Israele che abbina alle antiche parole tratte dalla bibbia, le applicazioni di intelligenza artificiale, che affronta sfide e dilemmi morali di oggi attingendo alla sapienza millenaria. Tutto questo è Israele che ha posto Gerusalemme sua capitale, luogo che accoglie e di convivenza, di canti delle preghiere ebraiche, suoni di Muezzin e campane, molto più di quanto narrato. 76 anni di indipendenza e ci rendiamo conto, oggi più che mai, quanto siano un miracolo, quanto siano di preziosa evidenza del poter fare e poter essere di un Popolo che continuerà a guardare sempre verso la vita. È importante che questo Yom Haazmaut sia celebrato all’insegna dell’unità, della piena consapevolezza di quanto è importante il ruolo di questo minuscolo ma immenso Stato nell’intero Medioriente e per l’Europa tutta.

Sempre vigili e accanto alla bandiera bianca e blu, con la chiusura di Yom Hazikaron nell’indelebile ricordo di tutti i caduti, speriamo l’anno prossimo di poter festeggiare Yom Haazmaut con più spensieratezza, più vicini alla pace e più lontani dalla guerra, con la guarigione dei feriti, con il ritorno degli ostaggi, con il dolore delle famiglie dei caduti lenito dall’abbraccio di uno Stato che è ogni giorno comunità e vicinanza.  Am Israel Echad, Am Israel Hai.

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