Breve storia della BRIGATA EBRAICA

 In Attualità

Pubblicato su MOKED

«Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell’Italia occupata e versarono il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti, provenienti da nazioni lontane, rivolgiamo un pensiero riconoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli. Tra questi non possiamo dimenticare i cinquemila volontari della Brigata Ebraica, italiani e non, giunti dalla Palestina per combattere con il loro vessillo in Toscana e in Emilia-Romagna».
Era il 2017 e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando a un evento per il 25 aprile, tenne a ricordare al paese il ruolo della Brigata Ebraica. Circa 5mila i volontari, partiti dall’allora Palestina mandataria (il futuro stato di Israele) e da altri territori sotto il mandato britannico, per combattere in Europa contro il nazifascismo. Il loro contributo fu determinante in Italia per sfondare la Linea Gotica e si distinsero nelle battaglie per la liberazione di numerose città e località del Centro Italia. Proprio per questo sostegno alla Liberazione, nel 2018 il presidente Mattarella ha conferito alla Brigata Ebraica la Medaglia d’oro al valor militare.
Sin dagli inizi della Seconda guerra mondiale, il presidente dell’Organizzazione sionista mondiale Chaim Weizman (futuro primo presidente dello Stato d’Israele) cercò di creare un’unità delle forze armate alleate composta da ebrei. Inizialmente incontrò la resistenza del primo ministro britannico Winston Churchill. Poi, anche grazie all’assenso del presidente americano Franklin D. Roosevelt, arrivò la svolta. Il 20 settembre 1944, il British war cabinet comunicò ufficialmente al War office la formazione della Brigata ebraica composta da circa cinquemila volontari, con a capo Ernst Benjamin e dotata di una propria bandiera con la stella di Davide, emblema di riscossa e libertà.
«Il dispiegamento di questa bandiera alla testa dell’unità combattente sarà un messaggio per tutto il mondo», commentò Churchill, ora convinto dell’importanza della Brigata. «So benissimo che c’è già un gran numero di ebrei nelle nostre forze armate e in quelle americane ma mi è sembrato opportuno che una unità formata esclusivamente da soldati di questo popolo, che così indescrivibili tormenti ha dovuto patire per colpa dei nazisti, fosse presente come formazione a sé stante fra tutte le forze che si sono riunite per sconfiggere la Germania».
In trentamila vi aderirono e inizialmente furono impiegati soprattutto in operazioni di intelligence. Tre battaglioni di fanteria furono preparati vicino ad Alessandria d’Egitto e salparono in novembre verso l’Italia. Sbarcata a Taranto, nel novembre del 1944 la Brigata ebraica fu unita all’VIII Armata britannica che combatteva con il XV Battaglione alleato. Il 27 marzo 1945 la Brigata combatté a fianco dei Gruppi di combattimento Friuli, le unità militari dell’esercito cobelligerante italiano attive assieme alle forze alleate nella campagna d’Italia, con i quali fu protagonista nello sfondamento della Linea gotica nella vallata del Senio, contro la IV Divisione Paracadusti del Reich comandata dal tenente generale Heinrich Trettner, spiegava in un suo intervento del 2016 la storica Manuela Consonni.
Il 3 aprile a Brisighella fu consegnata alla Brigata la sua bandiera: azzurra e bianca con la Stella di Davide. All’unità fu assegnata la zona di Alfonsine (RA), dove partecipò alle operazioni militari per la liberazione dell’Emilia Romagna, da Cuffiano a Riolo Terme, a Imola, passando a Ossano e Monte Ghebbio, arrivando fino a Bologna. A Piangipane, vicino a Ravenna, sorge il cimitero militare che onora i caduti della Brigata e dove ogni anno una cerimonia celebra la loro memoria.
Oltre all’importante ruolo militare, i volontari ebrei portarono sollievo e nuova vita nelle comunità ebraiche italiane, segnate dalla Shoah e dalla guerra. Organizzarono eventi laici e religiosi, portando libri, copie del Talmud e fornendo officianti. «Anche a Bologna, con la sinagoga distrutta dai bombardamenti, le prime feste ebbero luogo insieme ai soldati della Brigata Ebraica», sottolineava il presidente del Museo ebraico di Bologna, Guido Ottolenghi, inaugurando nel 2020 “Sotto il segno di una nuova stella. La Brigata Ebraica e l’Aliyah Bet 1944-1948”.
I soldati e ufficiali della Brigata ebraica, al fianco degli ebrei italiani, aiutarono a riorganizzare le comunità, a cercare notizie dei deportati, ad occuparsi dei bambini rimasti orfani. Particolarmente appassionante, ricorda la storica Anna Foa nel suo Gli ebrei in Italia (Laterza) fu l’esperienza di Selvino: «Un paesino della Val Seriana, dove 800 orfani della Shoah, molti dei quali sopravvissuti ai campi, trovarono rifugio e protezione nel 1945, aiutati da educatori della Brigata Ebraica o inviati dalla Palestina mandataria, prima di arrivare, con la formazione dello Stato, in Israele, nel 1948». Anche dopo lo scioglimento della Brigata, continua Foa, «molti dei suoi membri rimasero in Italia a proseguire quest’opera di soccorso e soprattutto a collaborare a quella che durante il 1946 e il 1947 fu l’organizzazione dell’emigrazione clandestina, la cosiddetta Aliyah bet, che avrebbe portato da tutta Europa decine di migliaia di sopravvissuti» nel futuro Stato d’Israele.

(Foto Brisighella – Ravenna – 1945)

Post recenti