Il significato della fiducia – Parashat Mishpatim

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

a cura di David Malamut

La Parasha di questa settimana, Parashat Mishpatim, come suggerisce il nome, si occupa principalmente di leggi sociali. Questo è il dominio che possiamo definire del “tra uomo e suo simile”, che corrisponde alle faccende penali, che noi conosciamo. La nostra Parasha entra nello specifico dandoci una possibile legislazione riguardanti schiavi, prestiti, guardie/custodi, vicini e vicinato, ladri, ecc.  La maggior parte delle leggi della Torah riguardanti queste aree sono concentrate proprio nella Parasha di Mishpatim.

Una delle leggi interessanti e sorprendenti è la punizione che la Torah prescrive per un ladro e un “gazlan”*. Un ladro è qualcuno che prende di nascosto un oggetto da un’altra persona, senza essere visto. Al contrario, un “gazlan” compie lo stesso atto apertamente, senza nascondersi. Il “gazlan”, a differenza del classico ladro, non si nasconde quando ruba, ma prende con la forza ciò che non è suo.

La Torah non impone dure punizioni ai ladri e “gazlanim”. Ciò non significa che comportarsi secondo le leggi della Torah, l’esistenza dei ladri sia permessa ed accettata; la Torah tratta solamente la questione di restituzione di quanto rubato, da parte di un ladro oppure un “gazlan”. Se le autorità ufficiali decidono di inasprire la pena per i ladri, si tratta di una decisione legittima. Tuttavia, esaminiamo le punizioni presenti nella nostra Parasha.

IL LADRO – Quando un ladro viene catturato, deve pagare una doppia multa, conosciuta come “kefel”: se ha rubato una somma di cento shekel, deve pagare duecento shekel alla vittima. Il gazlan, invece, se catturato dovrà pagare solo la somma rubata, senza alcuna sanzione aggiuntiva. A prima vista, sembra una legge sconcertante e squilibrata poiché un ladro commette un atto più grave di un “gazlan”. Oltre all’atto del furto, il gazlan esprime anche audacia e sfrontatezza nelle sue azioni, ciò che in ebraico moderno si chiama “chutzpah”. Molti di noi, se fossimo interpellati, probabilmente avremmo punito più severamente il gazlan. Sorprendentemente, la Torah sembra considerare gli atti dei ladri in modo più negativo rispetto a quelli dei gazlanim, come si riflette nella severità delle pene loro imposte.

Il Talmud babilonese solleva questa domanda posta dagli studenti di Rabban Yochanan ben Zakkai, discepolo di Hillel, uno dei più famosi Rabbini Tannaim,  vissuto nel I secolo e.v., e testimone della distruzione di Gerusalemme (colui che ha salvato la yeshiva di Yavne dalla distruzione da parte dei romani), come scritto nel Talmud Bavli, Bava Kama 79b:

<<I suoi studenti chiesero a Rabban Yocḥanan ben Zakkai: Per quale motivo la Torah è più severa con un ladro che con un gazlan? Rabban Yocḥanan ben Zakkai disse loro in risposta: Questo, il gazlan, equiparava l’onore del servo all’onore del suo Signore… Per così dire, il ladro fissa l’occhio in basso, cioè l’occhio di Dio, come se fosse non vede, e l’orecchio in basso, cioè l’orecchio di Dio, come se non sentisse.>>

Rabban Yochanan ben Zakkai approfondisce la psiche del ladro, l’esperienza emotiva. Perché commette le sue azioni in segreto, di nascosto? Perché teme di essere catturato dal proprietario o dalle autorità. Tuttavia, il ladro non si nasconde da Dio, poiché Dio conosce le sue azioni anche se compiute in segreto.

Dal lato opposto, il GAZLAN* non teme Dio o altre persone. Da un punto di vista etica religioso, le azioni di un ladro sono più gravi di quelle di un gazlan perché, se una persona non ha alcuna paura, ciò presenta una personalità problematica. Se ha paura solo delle persone e non di Dio, c’è una posizione religiosa problematica.

Alcuni hanno suggerito un’altra motivazione per la severità della punizione del ladro rispetto al gazlan. Sebbene il gazlan potrebbe impegnarsi nella violenza, non ha paura delle reazioni né da parte di Dio né da parte degli umani. Il ladro, invece, è motivato dalla paura di essere catturato. Tuttavia, le implicazioni delle azioni del ladro hanno conseguenze di portata più ampia rispetto alle conseguenze dirette delle azioni del gazlan. Il ladro danneggia la fiducia della società e suscita sospetti e paure/preoccupazioni tra le persone riguardo e generalmente tra una persona verso gli altri.

Nel Libro di Deuteronomio (Deuteronomio 27, 24) troviamo una maledizione diretta contro “chi colpisce il suo prossimo di nascosto”, che dice “Maledetto chi uccide il suo prossimo in occulto! E tutt’il popolo dirà: Amen!” Chi fa del male ad altri commette un atto grave, ma chi lo fa di nascosto ne commette uno ancora più grave, poiché, oltre alla conseguenza diretta del furto, c’è la conseguenza indiretta di creare una situazione generale di malcontento e sfiducia. Una persona colpita in segreto sospetta chi gli sta intorno, forse anche familiari e amici, e rischia non fidarsi di chi gli sta attorno. Questo danno è molto più grave del danno diretto, poiché la fiducia negli altri è uno dei fondamenti sociali più cruciali.

Senza fiducia – non possiamo condurre affari, stringere relazioni o mantenere rapporti uni con gli altri. Certamente senza fiducia non possiamo sposarci e fondare/formare una famiglia. Non si può sottovalutare il potere in una società in cui prevale la fiducia. La Parasha di Mishpatim, che tratta principalmente le relazioni umane, evidenzia il significato della fiducia sociale e le gravi conseguenze in caso di sua assenza.

* il termine “gazlan” si tradurrebbe in italiano come “rapinatore” / ”rapitore” oppure “usurpatore”, una persona che prende possesso con la forza, o con furbizia, di ciò che non è suo. Come esempio, alle volte si dice che i banchieri, le banche di oggi sono dei “gazlanim

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