Governare o servire? Parashat Tetzaveh

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

Tradotto ed adattato da David Malamut

Tra i dettagli degli abiti del sommo sacerdote ci sono diverse pietre preziose incastonate negli abiti. Sul petto del sacerdote è posto il “Choshen”, perché venivano incisi i nomi delle tribù d’Israele sulle vesti del sommo sacerdote?

La parashà di questa settimana,  Parashat di Tetzaveh, è una diretta continuazione della precedente parashà, la parashà di Terumah. Queste due parti trattano dei preparativi necessari per il lavoro nel Mishkan, il Tabernacolo – il santuario provvisorio che accompagnò i figli d’Israele durante le loro peregrinazioni nel deserto fino alla costruzione del Tempio permanente a Gerusalemme.

Mentre la Parashat Terumah si occupa della struttura del Tabernacolo stesso e dei vasi posti al suo interno, delineando un piano preciso per il Tabernacolo e i suoi vasi, la Parashat Tetzaveh si occupa principalmente della preparazione di coloro destinati a lavorare nel Tabernacolo e a farlo funzionare, ovvero Aronne il Kohen e i suoi figli.

Questa preparazione si è concentrata su due ambiti: uno è legato alle vesti speciali dei sacerdoti. Questi indumenti devono essere realizzati con tessuti specifici, in particolare gli indumenti del Sommo Sacerdote, che erano realizzati “per onore e bellezza”. Il secondo ambito in cui si esprime la preparazione dei sacerdoti è durante i sette giorni di “milu’im”, sette giorni in cui Aronne e i suoi figli praticavano il lavoro nel Tabernacolo.

Tra i dettagli delle vesti del Sommo Sacerdote vi sono incastonate diverse pietre preziose. Sul petto, il Sommo Sacerdote indossa il “Choshen”, una sorta di ornamento composto di pietre preziose su cui sono incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issachar, Zabulon, Dan, Neftali, Gad, Aser, Giuseppe e Beniamino. Ogni pietra porta il nome di una delle tribù d’Israele, per un totale di dodici pietre. Inoltre, sulle spalle, il Sommo Sacerdote indossa due ulteriori pietre, su ciascuna delle quali sono incisi i nomi di sei tribù.

Perché i nomi delle tribù d’Israele erano incisi sulle vesti del Sommo Sacerdote? La Torah affronta questa domanda. Riguardo alle pietre che Aronne porta sul petto, è scritto (Esodo 28, 29):

<<Aronne così porterà i nomi dei figliuoli d’Israel nel pettorale della decisione, sul suo petto, quando entrerà nel Santuario, per ricordo innanzi al Signore, di continuo.>>

In merito alle due pietre sulle sue spalle viene data una giustificazione simile (Esodo 28, 12):

<<…Aronne cioè porterà i loro nomi innanzi al Signore, sulle due spalle sue, per ricordo.>>

Il Sommo Sacerdote porta la memoria dei figli d’Israele davanti al Signore in due punti del suo corpo: sul cuore e sulle spalle, affinché i figli d’Israele siano “per ricordo”.

Le interpretazioni riguardo al significato di questo “ricordo” variano tra i commentatori. Molti hanno interpretato che lo scopo del sacerdote è ricordare i figli d’Israele davanti al Signore. Questo è il modo diretto di interpretare, ovvero intendere come è scritto di fatto. Ci sono degli altri commentatori, come il Ralbag (Gersonide – Rabbi Levi Ben Gershon, zona di Occitania 1288-1344) e Don Isaac Abarbanel (Portogallo, Spagna e Italia; Lisbona 1437 – Venezia 1509), che hanno spiegato che lo scopo di incidere i nomi sulle pietre è per il sacerdote stesso, in modo che il Sommo Sacerdote si possa ricordare sempre che agisce nel Tempio per conto del popolo.

Il ruolo del sacerdozio è abbastanza delicato, questo è certo. Da un lato, il sacerdote è responsabile dei rituali nel Tempio come rappresentante e delegato dell’intera nazione. D’altra parte, questo ruolo può portare il sacerdote all’arroganza, autorevolezza non dovuta e persino alla corruzione. Nelle generazioni successive troviamo sacerdoti che sfruttarono il loro status e il loro ruolo in modo disonesto per guadagni personali. Questo è raccontato nel Libro di Samuele a proposito dei figli del Eli HaKohen (Eli, il sacerdote), Hofni e Pinchas (Ofni e Finea), che si comportarono in modo disonesto con gli uomini e le donne che venivano al Tabernacolo di Sciloh.

Il Kohen Gadol (Sommo Sacerdote) che porta sempre sulle spalle e sul cuore i nomi delle dodici tribù d’Israele è tenuto a ricordare in ogni momento che non presta servizio nel Tempio a causa dei privilegi extra concessigli. Il sacerdote serve il popolo lavorando davanti al Signore.

Non solo che il sacerdote non sia tenuto a non dominare il popolo, considerando i tempi moderni ogni leader e personaggio pubblico è tenuto a ricordare che non è al di sopra degli altri. Il contrario è più corretto, lui è in quella posizione per servirli.

Un caso adattato è riportato nel Talmud babilonese (Trattato Horayot, pagina 10) in riguardo a due saggi, Rabbi Elazar Chisma e Rabbi Yochanan ben Gudgada. Loro erano poveri e Rabban Gamliel diede loro una posizione nel suo midrash in modo che potessero mantenersi da essa. Ma i due continuarono a sedersi nelle ultime file del midrash. Vedendo ciò, Rabban Gamliel li rimproverò: “Pensate che io vi dia autorità? Vi sto dando la servitù!” Qui la parola “servitù” può essere letta come “servizio” e non come “schiavitù”.

Più ricordiamo che il ruolo di un insegnante, educatore o personaggio pubblico non è governare ma piuttosto servire, meglio adempiremo i nostri ruoli fedelmente e con successo.

immagine tratta dal web – blogs.timesofisrael

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