Sì al parlare, no al ferire! Sì alla correzione, no al pettegolezzo!

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tradotto ed adattato da David Malamut

Nella Parasha di Beha’alotcha leggiamo del peccato della profetessa Miriam e della punizione che ricevette, una storia che ci viene comandato di ricordare come una delle “Sei Ricordi”, come dice:

<<Sovvengati ciò ch’il Signore, Iddio tuo, fece a Mirjàm, durante il viaggio, venendo voi via dall’Egitto [Numeri XII]>> (Deuteronomio 24, 9)

Fermiamoci a riflettere sulla situazione di Miriam, stessa Miriam, come sorella di Mosè, il nostro maestro, per capire perché il suo errore e la sua punizione siano così significativi da meritarci di essere ricordati ogni giorno. E come è logico insegnare il divieto del lashon hara (maldicenza) attraverso un messaggio che apparentemente implica il dire lashon hara a proposito di Miriam?

Questa storia si svolge durante il viaggio degli Israeliti nel deserto. Dio è adirato con la nazione che si lamentava e mormorava, e Mosè, il fedele pastore, si rivolge a Lui per chiedere aiuto:

<<Non posso io, così solo, sostenere (il peso di) tutto questo popolo, perocchè è troppo grave per me>> (Numeri 11, 14)

Poco prima dell’episodio di “Kivrot HaTa’avah“, in cui il popolo fu colpito da una grave pestilenza, Dio ordinò a Mosè di radunare settanta anziani che avrebbero condiviso il compito di guidare il popolo e avrebbero ricevuto lo spirito di profezia.

Tra questi anziani c’erano Eldad e Medad, che iniziarono a profetizzare. Tzipora, moglie di Mosè, udì ciò e pronunciò spontaneamente un’osservazione accorata. Miriam, sua cognata, udì per caso e ne fu profondamente scossa.

Rashi cita a questo proposito il Midrash di Rabbi Tanchuma:

Miriam era vicino a Zippora quando fu detto a Mosè: ‘Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento’. Quando Zippora udì questo, disse: ‘Guai alle mogli di questi uomini! Se diventano profeti, si separeranno dalle loro mogli come mio marito si è separato da me’

Miriam non poteva rimanere indifferente al dolore della cognata. Improvvisamente si rese conto che Tzipora era stata condannata a una vita di separazione e solitudine. I Saggi ci raccontano che Tzipora era eccezionalmente bella sia nell’aspetto che nelle azioni, una persona che tutti concordavano essere splendida nelle sue qualità interiori ed esteriori. Miriam, la sorella maggiore responsabile che aveva vegliato su Mosè fin dall’infanzia sulle rive del Nilo, non riusciva a capire perché Mosè avesse intrapreso una simile strada.

Il Rebbe di Lubavitch spiega che il dolore di Miriam era ancora più profondo. Credeva che se Tzipora avesse avuto altri figli con Mosè, avrebbero potuto portare luce al mondo. Non riusciva a sopportare l’angoscia di Tzipora né la perdita per l’umanità, e così scelse di parlare apertamente, non per pettegolezzi di per sé, ma per sincera preoccupazione e profonda compassione.

Eppure, la punizione arrivò rapidamente e bruscamente: Miriam fu colpita da tzara’at (una malattia spirituale della pelle simile alla lebbra) e fu mandata fuori dall’accampamento per sette giorni.

La Torah racconta, con straordinaria dovizia di particolari, la sentita preghiera di Mosè per la guarigione di sua sorella e come tutto Israele attese la sua guarigione. E questo è il messaggio che Dio vuole che ricordiamo per tutte le generazioni.

Anche se non sei un pettegolo abituale… anche se parli per un genuino senso di giustizia, senza alcuna malizia, c’è comunque un modo giusto e uno sbagliato di criticare e di parlare.

Nel caso di Miriam, il suo errore fu quello di coinvolgere Aaron nella faccenda. Avrebbe dovuto parlare direttamente con Mosè, condividendo con lui le sue preoccupazioni e i suoi timori in privato.

Questa è una lezione fondamentale, ed è per questo che ci viene comandato di ricordarla ogni giorno: parla! Condividi la tua opinione! Cerca di apportare un cambiamento, ma non attraverso pettegolezzi e non con parole offensive. Parla direttamente alla persona coinvolta. Fai notare con delicatezza l’errore. Offri consigli su come migliorare. In questo modo, il mondo sarà più completo e più gentile.

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