SHABBAT SHALOM VERONA

 In Parashà della Settimana

B”SD

Cari amici

Nella Parashà sono elencate le regole concernenti la donna Sotà: la donna, cioè, che si è appartata con un uomo dopo era stata avvisata dal marito di non isolarsi con quell’uomo, ignorando quindi la richiesta del marito. 
Uomo e donna sono una metafora, in cui l’uomo è D-o e la donna è Israel. Al rapporto tra Israel e D-o si applicano le stesse regole del rapporto tra marito e moglie. Come il marito avverte la moglie di non unirsi con un altro uomo, così Hashem avverte ogni singolo ebreo di non unirsi con altre divinità. C’è però una grande differenza rispetto al rapporto tra marito e moglie: mentre per la moglie è possibile nascondersi dagli occhi del marito e unirsi a sua insaputa con un altro uomo, D-o è dappertutto: “non vi è un posto vuoto della Sua presenza”, ed è impossibile per l’uomo unirsi con una divinità estranea nascondendosi dagli occhi di D-o.
I nostri Maestri spiegano che l’unica cosa che può nascondere l’ebreo dagli occhi di Hashem è la superbia: quando una persona è piena di sé, la presenza di D-o si nasconde da quell’individuo!

Cosa si deve fare in questo caso? Analizzando le regole della donna Sotà troviamo la risposta.
In base alla procedura della Sotà, si dovevano scrivere i passi della Torà inerenti alla Sotà su di una pergamena, e le lettere (tra cui anche il nome di D-o) dovevano essere dissolte in un’acqua amara, che si dava da bere alla donna per controllarne la sincerità. Se il marito la voleva perdonare, poteva farlo solo nel caso in cui la pergamena non fossa stata ancora cancellata.
Questo è il consiglio che la Torà ci dà per lasciare che il marito (Hashem) possa perdonare la moglie (Israel): non permettere che le lettere della Torà vengano cancellate dal nostro cuore. Finché nel nostro cuore si trovano le parole della Torà, non è mai troppo tardi per rimediare. Per essere sicuri però che le lettere non vengano mai cancellate, non basta scriverle nel nostro cuore: esse devono essere scolpite in modo tale che questa pergamena non possa mai essere cancellata.

Shabbat shalom

Cordialmente

Rav Labi

ORARI SHABBAT VERONA:

SHABBAT NASSò

Entrata shabbat , accensione candele: 20.47

Uscita Shabbat: 22.04

 

Funzioni al Tempio :

 

Venerdì sera

Mincha , Kabalat Shabbat e Arvit : 19.30

Shabbat mattina

Shacharit e Musaf : 10.00

MILIONI DI DONNE E RAGAZZE EBREE ACCENDONO LE CANDELE DI SHABBAT OGNI VENERDI’

PURE TU ACCENDI E AGGIUNGI LUCE IN 30 SECONDI!

Accensione candele venerdì sera vigilia Shabbat entro le 19.45

 

Barukh atah Ado-nai, Elo-heinu, melekh ha’olam asher kidishanu b’mitz’votav v’tzivanu l’had’lik ner shel Shabbat Kodesh.

Yehi ratzon milfanecha Ado-nai Elo-heinu Ve-lohei Avotenu sheyibane beit hamikdash bimhera beyameinu veten chelkenu betoratecha.

Torà della settimana

Nassò in Breve

Numeri 4:21-7:89

Il censimento dei Figli d’Israele termina con il conteggio degli appartenenti alla tribù di Levi in età compresa tra i 30 e i 50 anni, che trasportano il Tabernacolo.

Il Sign-re comunica le leggi riguardanti la sotà, la donna sospettata di adulterio dal marito. Vengono anche date le leggi che riguardano il nazìr, una persona che in seguito a un voto non beve vino, non si taglia mai i capelli e che non può venire in contatto con un morto. Aharòn e i suoi discendenti, i kohanìm, vengono istruiti sul come benedire il Popolo d’Israele. I capi delle dodici tribù d’Israele portano un offerta per l’inaugurazione dell’altare, ognuno in un giorno diverso. Pur essendo identiche tra loro, la Torà descrive le offerte una per una.

HAFTARA’

Giudici 13:2-25

Vi era un uomo di Tzor’à, di una famiglia della tribù di Dan, che si chiamava Manoach. Sua moglie era sterile e un inviato del Sign-re si presentò a lei e le disse che da lei sarebbe nato un figlio. Per questo lei avrebbe dovuto fare attenzione a non bere vino o bevande inebrianti e stare lontana da cibi impuri; queste restrizioni perché suo figlio sarebbe stato un nazir, e avrebbe salvato Israele dai Filistei.

La donna raccontò quello che aveva detto l’inviato del Sign-re al marito. Manoach pregò il Sign-re di far loro sapere come avrebbero dovuto comportarsi con il figlio che sarebbe nato, il Sign-re lo esaudì e rimandò a loro il suo inviato.

Manoach ascoltò il messo che ripeté quello che aveva detto alla moglie, poi l’uomo volle conoscere il nome di colui che portava queste importanti notizie così da onorarlo con un sacrificio in suo onore, ma il messo rispose di non ringraziare lui e che il suo nome sarebbe dovuto rimanere nascosto, piuttosto il sacrifico lo facesse in onore dal Sign-re. Così fece Manoache e preparò l’olocausto.

La donna partorì il figlio e gli diede nome Sansone. Il bambino crebbe e il Sign-re lo benedisse e il Suo spirito stava su di lui.

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