Presentazione libro

 In Attività Culturali Pubbliche

Locandina 14 Nov Naftali

MICHAL BEN-NAFTALI è nata a Tel Aviv nel 1960. Ha studiato
filosofia all’Università di Gerusalemme e ha conseguito il dottorato a
Oxford. Scrittrice e traduttrice, per L’insegnante ha ricevuto
numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Sapir Prize.

L’INSEGNANTE:
Chi è Elsa Weiss? Una donna dal passato indecifrabile, di cui lei
stessa lascia trapelare pochissimo. L’infanzia in Ungheria, il legame
con il fratello Jan che la fa ridere e infila dolcetti sotto il suo
materasso, poi la fuga a Parigi come un momento felice di cui è
vietato parlare, il matrimonio con Eric. Ma non sono altro che accenni
fugaci di una memoria caparbiamente protetta e piena di buchi neri.
Elsa Weiss è soprattutto l’insegnante. La professoressa d’inglese
autoritaria come un generale, animata da un fervore quasi religioso
per il suo lavoro, impenetrabile e rigorosa in tutto quello che fa:
pagare le bollette, nuotare in piscina, insegnare. Poi un giorno,
senza avvisaglie e con lo stesso lucido rigore delle sue lezioni, Elsa
Weiss si toglie la vita lanciandosi nel vuoto dal palazzo dove abita a
Tel Aviv. Un gesto che rimane inspiegabile e nasconde segreti
angoscianti.

Anni dopo, Michal Ben-Naftali decide di indagare la vita della sua
insegnante, cercando di capire perché una donna così riservata e
schiva a un certo punto si sia suicidata senza lasciare spiegazioni.
Un’indagine a ritroso che fa luce su una delle storie più controverse
della Shoah: il treno di Rudolf Kastner che avrebbe dovuto portare in
salvo in Svizzera quasi duemila ebrei ungheresi, in cambio di denaro e
preziosi. Su quel treno erano saliti Elsa e il marito, ma un
cambiamento di percorso fa dirottare i trentacinque vagoni verso
Bergen-Belsen, e solo mesi dopo i prigionieri riusciranno a essere
liberati e a raggiungere la Svizzera.

La salvezza e l’arrivo in Israele per Elsa si intrecciano con la
tragica vicenda di Kastner, accusato di collaborazionismo e di essere
moralmente partecipe delle colpe dei nazisti oltre ad aver favorito,
in quella fuga disperata, i suoi concittadini. La storia di Elsa
diventa così, tragicamente, lo specchio di quella di Kastner in una
vertigine dove il senso di colpa dei sopravvissuti si mescola con il
desiderio di vendetta, il Male con l’urgenza di fare giustizia. E la
morte di Elsa e di Kastner sembra diventare il simbolo di un’ultima
silenziosa richiesta: non che le loro vite vengano ricordate, quello
no, ma piuttosto che siano lette altrimenti.

 

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