Ogni uomo dalla sua bandiera (איש על דגלו) – Parashat Bamidbar

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tradotto ed adattato da David Malamut

La parasha di Bamidbar apre il quarto dei Cinque Libri della Torah, che racconta il viaggio degli Israeliti attraverso il deserto. All’inizio della parasha, Dio ordina un censimento del popolo d’Israele, sebbene un censimento fosse già stato effettuato solo pochi mesi prima. Ma, come spiegano i saggi, “a causa del Suo amore per loro, Egli li conta di nuovo“.

Il censimento evidenzia l’unicità dell’individuo: non raggruppato in un gruppo senza volto, ma contato uno per uno. Ogni persona ha le sue caratteristiche, le sue virtù uniche e il contributo specifico che solo lei può dare al mondo. Negli insegnamenti chassidici, si dice che ogni persona abbia una missione in questo mondo che solo lei può compiere. Questo è il significato più profondo del censimento.

Più avanti nella parasha, leggiamo la posizione precisa di ogni tribù nell’accampamento, insieme alla forma e al colore del suo stendardo. La bandiera e i suoi colori esprimevano l’identità unica di ogni tribù.

<< E i figli d’Israel s’accamperanno, ciascheduno presso il suo corpo d’esercito; con insegne [differenti] pei varj casati; accamperannosi intorno al padiglione di congregazione, in distanza (da esso). >> (Numeri 2, 2)

Rashi, il principale commentatore della Torah, spiega il significato dello stendardo come segue:

Ogni stendardo aveva il suo segno, un telo colorato appeso su di esso. Il colore di questo non era uguale a quello dell’altro; ognuno aveva un colore corrispondente al colore della sua pietra sul pettorale. Da questo, ognuno avrebbe riconosciuto il suo stendardo.

Lo stendardo rappresenta ordine e stabilità; ognuno è radicato al proprio posto. Nessuno invidia un altro né cerca di sostituirsi a qualcun altro. Come si dice nello Shir HaShirim (Cantico dei Cantici):

E il suo stendardo su di me era amore.

Questo si riferisce agli stendardi nel deserto, a simboleggiare che Dio amava la struttura di Israele: l’ordine e la chiarezza, il fatto che ogni persona conoscesse il proprio posto e non cercasse il pelo nell’uovo o desiderasse i doni o i successi altrui.

Le numerose difficoltà sopportate dagli Israeliti durante il loro viaggio nel deserto avrebbero potuto essere notevolmente ridotte se la nazione avesse imparato ad apprezzare ciò che aveva, ad essere orgogliosa della propria unicità e a gioire delle benedizioni che la circondavano.

In tutto il Bamidbar, il Libro dei Numeri, incontriamo elementi marginali della nazione che non riuscivano a rimanere saldi sotto la propria bandiera con gioia e soddisfazione. Cercavano sempre il cambiamento, di oltrepassare i confini, di comprendere ciò che gli altri avevano e loro no. Immaginavano di poter ottenere di più, se solo si fossero trovati nella posizione di qualcun altro.

Questi gruppi marginali portarono difficoltà alla nazione e contribuirono al lungo esilio prima di raggiungere la Terra Promessa.

Se solo non avessero insistito nell’inviare spie senza una ragione logica, e si fossero invece arresi alla guida divina con umiltà e fede (Parashat Shelach);

Se solo non si fossero lamentati ripetutamente, fino a essere sepolti nelle “Kivrot HaTa’avah” – “le tombe del desiderio” (Parashat Beha’alotcha);

Se solo Korach non fosse stato consumato dalla gelosia verso Mosè e Aronne, diffondendo il veleno dell’invidia e dell’odio tra decine di migliaia di persone (Parashat Korach);

E ci sono molti altri esempi tratti dalle esperienze degli Israeliti nel deserto, quando pagarono un prezzo alto per l’insoddisfazione di individui o gruppi che non avevano mai apprezzato la bontà che Dio riversava su di loro, inseguendo sempre l’illusione che qualcun altro stesse meglio.

<< Ci tornano alla memoria i pesci che mangiavamo in Egitto, senza spesa;>> (Numeri 11, 5)

Che possiamo imparare ad apprezzare noi stessi, le nostre benedizioni, le nostre capacità uniche e a usarle per contribuire a costruire un mondo migliore.

Il messaggio del Libro di Bamidbar è questo: il Paradiso è a portata di mano, se solo impariamo a non distruggerlo con le nostre mani.

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