n un’operazione segreta: migliaia di documenti e oggetti personali di Eli Cohen sono stati portati in Israele
dom. 18 maggio 2025, fonte Yedioth Aharonot
Esattamente 60 anni dopo la sua esecuzione a Damasco, il Mossad annunciò di aver ottenuto circa 2.500 oggetti, documenti e foto dall’archivio siriano sulla spia israeliana. Ora i documenti vengono resi pubblici per la prima volta: “comprese registrazioni e documentazione tratte dagli archivi dell’indagine e lettere scritte a mano alla sua famiglia”. Tra i materiali ritrovati: una chiave dell’appartamento, il suo testamento e la decisione di giustiziarlo.
Il Mossad ha annunciato nel pomeriggio (domenica, 18 maggio a.c.), esattamente 60 anni dopo l’impiccagione della spia israeliana Eli Cohen, di aver ottenuto, in un’operazione segreta, circa 2.500 documenti, fotografie e oggetti personali dell’agente del Mossad, il cui corpo è ancora trattenuto in Siria.
“Nell’ambito di un’operazione segreta e complessa del Mossad per l’intelligence e incarichi speciali, in collaborazione con un servizio strategico partner, è stato portato in Israele l’archivio ufficiale siriano su Eli Cohen z”l, contenente migliaia di reperti che per decenni sono stati custoditi in modo altamente riservato dalle forze di sicurezza siriane”, si legge nel comunicato del Mossad.
Il materiale è stato portato in Israele in prossimità simbolica del 60° anniversario della sua esecuzione, avvenuta il 18 maggio 1965 nella piazza principale di Damasco. Numerosi documenti originali e oggetti personali rinvenuti in Siria sono stati consegnati oggi alla vedova Nadia Cohen, alla presenza del primo ministro Benjamin Netanyahu e del capo del Mossad Dedi Barnea. Tra i documenti c’è il testamento originale, redatto da Eli Cohen poche ore prima della sua esecuzione e di cui finora è stata divulgata al pubblico solo una copia.
L’archivio speciale include, come detto, circa 2.500 documenti, fotografie e oggetti personali e originali, la maggior parte dei quali viene resa pubblica per la prima volta. Questi materiali furono raccolti dall’intelligence siriana dopo la cattura di Eli Cohen nel gennaio 1965 e comprendono registrazioni e documentazione dai fascicoli dell’interrogatorio di Cohen e delle persone con cui era in contatto, lettere scritte di suo pugno ai familiari in Israele, foto della sua attività durante la missione operativa in Siria e oggetti personali prelevati dalla sua abitazione dopo l’arresto.
“Il recupero di questi materiali storici è il frutto di decenni di sforzi da parte delle unità di intelligence, operative e tecnologiche del Mossad per rintracciare ogni frammento di informazione su Eli Cohen z”l, nel tentativo di far luce sul suo destino e sul luogo della sua sepoltura. Nel corso degli anni, il Mossad ha operato con partner della comunità dell’intelligence e della sicurezza in Israele e all’estero, portando a termine decine di operazioni, anche in Paesi ostili“, si legge nel comunicato del Mossad.
Nei suoi effetti personali sono stati ritrovati anche le chiavi del suo appartamento a Damasco, passaporti e documenti falsi che aveva utilizzato, oltre a numerose fotografie del periodo della sua attività segreta in Siria, tra cui immagini che lo ritraggono insieme ad alti ufficiali dell’esercito e del governo siriano. Inoltre, nei numerosi appunti e diari raccolti dalla sua casa dai servizi segreti siriani, sono state trovate, tra le altre cose, anche missioni assegnategli dal Mossad da svolgere in segreto, tra cui l’incarico di seguire un obiettivo e la missione di raccogliere informazioni su basi militari siriane a Quneitra.
Tra i documenti è stato rinvenuto anche l’originale della sentenza e della decisione di condannarlo a morte. In quel documento, il tribunale autorizzava il rabbino capo della comunità ebraica di Damasco, rav Nissim Andebo z”l, ad accompagnare Eli Cohen secondo la tradizione ebraica.
Tra i numerosi fascicoli trovati nell’archivio, è stato scoperto anche un voluminoso dossier arancione intitolato “Nadia Cohen”. Dall’esame del fascicolo risulta che l’intelligence siriana aveva documentato tutte le attività promosse dalla vedova per la liberazione del marito dalla prigione siriana, inclusi le numerose lettere inviate ai vari leader mondiali e al presidente siriano per chiederne la liberazione.
Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato:
“Eli Cohen è una leggenda. Col passare del tempo si rivela essere il più grande agente dell’intelligence nella storia dello Stato, la cui eroicità e attività hanno contribuito alla storica vittoria nella Guerra dei Sei Giorni. L’archivio di Eli Cohen, portato in patria con uno sforzo speciale, educherà generazioni future e riflette il nostro impegno instancabile a riportare in Israele tutti i nostri dispersi, prigionieri e rapiti.”
Il capo del Mossad, Dadi Barnea, ha aggiunto:
“Il recupero dell’archivio è un risultato significativo, con un valore etico e morale di primo livello, e rappresenta un ulteriore passo nell’avanzamento delle indagini per localizzare il luogo di sepoltura del nostro uomo a Damasco. Questo importante compito è davanti ai nostri occhi, e siamo determinati a continuare a fare tutto il possibile per realizzarlo. Continueremo ad agire per trovare e riportare tutti i dispersi, i caduti e i rapiti, i vivi per essere riabilitati, e i caduti per un eterno riposo in una tomba d’Israele.”
Circa cinque mesi fa, il giornale libanese Al-Akhbar, affiliato a Hezbollah, ha riportato che Israele aveva avviato contatti con elementi in Siria e nella regione per individuare il luogo di sepoltura della spia Eli Cohen. In Israele si sperava che, con la caduta del regime di Assad, si potesse arrivare a una svolta che portasse alla scoperta del luogo della sua tomba.
La lettera degli ‘ultimi baci’ di Eli Cohen a Nadia
Tra i documenti ritrovati si trovano anche lettere personali che Eli Cohen scrisse alla sua famiglia. In una lettera alla moglie Nadia, scritta in arabo dopo il suo arresto e durante il processo in Siria, Cohen scrisse:
“Alla mia cara moglie Nadia e alla mia amata famiglia, vi scrivo le mie ultime parole e vi chiedo di mantenere sempre i legami tra di voi.”
Si rivolse alla moglie dicendo:
“Ti chiedo, Nadia, di perdonarmi, di prenderti cura di te stessa e dei bambini, e di provvedere per loro a un’educazione completa. Non privarti di nulla, né privare loro di nulla, e mantieni sempre i contatti con la mia famiglia. Puoi sposarti di nuovo, affinché i bambini non crescano senza un padre. Hai tutta la libertà di farlo. E, ti prego, non sprecare il tuo tempo a piangere su ciò che è stato, ma pensa sempre al futuro.
Questi sono gli ultimi baci che ti invio: a te, a Sophi, a Iris, a Shaul, e a tutti i membri della famiglia, in particolare a mia madre, Odette e la sua famiglia, a Maurice e la sua famiglia, a Ezra e la sua famiglia, e ad Albert e la sua famiglia. E non dimenticare tutti i tuoi cari – manda loro il mio ultimo saluto e la mia nostalgia. E non dimenticare di pregare per l’elevazione dell’anima di mio padre e della mia anima. A tutti voi, gli ultimi baci e il mio addio.”
Durante un incontro con Nadia, il Primo Ministro le ha detto che continua il lavoro per individuare il luogo della sua sepoltura:
“Abbiamo portato in Israele l’archivio che era rimasto nelle casseforti dei servizi segreti siriani per 60 anni. Ho pensato che fosse giusto che tu lo sapessi. Non ci fermiamo mai.”
Nadia ha risposto:
“Ma noi vogliamo lui.”
E Netanyahu ha risposto:
“Stiamo lavorando anche su questo. Lavoriamo su tutto. Eli è una leggenda israeliana. Il più grande agente che l’intelligence israeliana abbia mai avuto da quando esiste lo Stato. Non c’è mai stato nessuno come lui. Ha agito e operato affinché vincessimo la Guerra dei Sei Giorni, ha contribuito a quella vittoria storica. Questi documenti sono testimonianze storiche di un eroe d’Israele.”
Il capo del Mossad, Barnea, ha aggiunto:
“Eli era un simbolo per il Mossad, un simbolo di determinazione, un simbolo di sacrificio. Era davvero disposto a rischiare tutto ciò che aveva di più caro. Continueremo a portare segni, indizi, per poter proseguire e davvero riportare le sue spoglie a una sepoltura in Israele. Agiamo alla luce di questi valori, di questo imperativo morale che guida il Mossad. Riporteremo tutti i rapiti, tutti i caduti – e certamente Eli Cohen.”
“È cruciale per tutti noi, è qualcosa che portiamo nel cuore. Continueremo a occuparcene con determinazione e perseveranza per riportare, come ho detto, tutti: chi è a Gaza, chi è in Siria, e ci sono persone in altri luoghi nel mondo. Dobbiamo riportarli tutti in Terra d’Israele.”
Nadia ha risposto:
“Se lo merita, sono passati 60 anni.”