“Guest mode” (Modalità ospite) – Parashat Emor

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

Tradotto ed adattato da David Malamut

Riassunto della derasha

Nel bel mezzo delle festività dell’anno, all’improvviso, una mitzvah che spicca fra le altre: una piccola porzione di grano (in ebraico “avena”) che ci mantiene in contatto con la radice. Perché chi dedica a Dio l’inizio e la fine, vive la parte centrale nella fede.

La Parasha di Emor contiene 63 comandamenti, presentati in un ordine particolare.

Un’eccezione è notevole: il comandamento di Pe’ah (lasciare l’angolo del campo per i poveri), che, stranamente, compare al centro della sezione che tratta delle feste ebraiche durante l’anno. Pe’ah si riferisce a una piccola porzione di grano, in senso come unità di misura, oltre al margine del campo che è proibito mietere. È destinato ai poveri.

Secondo la legge della Torah, anche lasciare un singolo stelo di grano per i poveri adempie al comandamento di Pe’ah. Il punto principale è lasciare qualcosa. Tuttavia, i nostri Saggi stabilirono un importo minimo per questa mitzvah affinché i poveri ricevessero un dono significativo.

Perché, allora, questa mitzvah è posta specificamente tra le feste di Shavuot e Rosh HaShanah? Non sarebbe più appropriato includerla tra gli altri comandamenti relativi alla carità?

Approfondendo l’argomento della Pe’ah, ci chiediamo: se l’obiettivo è quello di fare beneficenza verso i poveri, non sarebbe più pratico lasciare qualcosa di più utile? Che senso ha lasciare un singolo stelo di grano per i poveri? Inoltre, la Pe’ah è l’ultimo atto che l’agricoltore compie prima di portare il raccolto a casa sua. Di gran lunga precedente è il comandamento del Bikkurim: portare le primizie al Tempio di Gerusalemme. Sorprendentemente, anche il Bikkurim non prevede un importo minimo; secondo la legge della Torah, l’agricoltore può portare anche un solo fico.

La spiegazione è questa: Pe’ah e Bikkurim condividono un’idea comune. Bikkurim apre il processo, Pe’ah lo conclude. Entrambi mirano a instillare una consapevolezza spirituale nell’agricoltore: questo mondo non è mio. Esisteva prima di me e continuerà dopo di me. Faccio parte del meraviglioso sistema di creazione plasmato dal Santo, benedetto sia Lui, e mi sforzo di fare la mia parte fedelmente e onestamente, riconoscendo pienamente di essere insignificante, nullo davanti a Dio: tutto appartiene a Lui e avviene per Sua volontà e potenza. Sono entrato, come ospite, in un sistema perfetto gestito da Dio, e per esprimere questo, Gli offro il primo e l’ultimo dei miei prodotti.

Quando una persona affida a Dio l’inizio e la fine e percorre il sentiero intermedio con fede e umiltà, questo è il giusto modo di vivere. La vita quotidiana diventa allora più giusta e significativa.

Questo principio non si applica solo agli agricoltori. Ogni persona che si sveglia al mattino e apre gli occhi dice: “Rendo grazie davanti a Te, Re vivente ed eterno, per aver restituito la mia anima in me“. Il primo atto della giornata è la preghiera del mattino. Prima di fare qualsiasi altra cosa, questo è il “Bikkurim” quotidiano. E la Pe’ah quotidiana? Recitare lo Shemà prima di andare a letto. Un attimo prima di dormire, la persona si connette al suo Creatore, recita lo Shemà e riflette sulla propria giornata con Dio.

Questo caratterizza anche il modo di mangiare di un ebreo: recitare una benedizione prima e dopo il pasto, e tra un pasto e l’altro, mangiando con calma e fede.

Nella nostra parasha, al centro della sezione dedicata alle feste ebraiche, tra il comandamento presente nella Torah che riguarda la Festa del Raccolto estivo, che segna una fine, e il comandamento di Rosh Hashanah, che segna un nuovo inizio essendo il giorno che simboleggia in modo particolare tante “prime volte” attraverso le sue preghiere uniche e il suono dello shofar, la Torah pone un’enfasi centrale sul ruolo dell’agricoltore, che raccoglie con gioia il frutto del suo lavoro: il comandamento della Pe’ah! Un promemoria che tutto appartiene a Dio e che ogni successo è il risultato della Sua benedizione.

Quindi, è proprio tra Shavuot e Rosh Hashanah che la Torah pone la mitzvah della Pe’ah, il cui scopo principale è ricordarci: “Io sono il Signore, tuo Dio“.

<<E quando mieterete la raccolta della vostra terra, non finirai l’estremità del tuo campo nel mietere, né raccoglierai (da terra) le spiche cadute: al povero ed al forestiere le abbandonerai. Sono io, il Signore, Iddio vostro.>> (Levitico 23, 22)

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