GERUSALEMME – Ong israeliane e palestinesi chiedono insieme la pace

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Nei massacri del 7 ottobre Maoz Inon ha perso entrambi i genitori, assassinati da Hamas nel kibbutz Nir Am. Entrambi erano attivisti per la pace, impegnati nel garantire ai bambini gazawi le migliori cure negli ospedali israeliani. Anche Inon è un attivista. È stata la telefonata di un collega palestinese che aveva conosciuto di sfuggita a un convegno, Aziz Abu Sarah, a portarlo su quella strada alcune settimane dopo la strage, nel pieno di giornate di smarrimento e rabbia. «Capisco il tuo dolore», gli ha detto Abu Sarah, raccontandogli di aver perso un fratello nella seconda Intifada e di come la sua vita è cambiata dal momento in cui ha messo da parte il risentimento e iniziato a impegnarsi nel dialogo tra i due popoli.
Venerdì mattina sono saliti insieme sul palco del People’s Peace summit, evento pacifista organizzato da una sessantina di ong israelo-palestinesi in un centro congressi nel cuore di Gerusalemme, davanti a migliaia di persone. Scopo della coalizione “It’s time” è «lavorare insieme con determinazione e coraggio per porre fine al conflitto attraverso un accordo politico che garantisca il diritto di entrambi i popoli all’autodeterminazione e alla sicurezza».
Sul palco sono saliti anche familiari di ostaggi, riservisti dell’esercito, ex diplomatici, medici e attivisti. Voci ebraiche e voci arabe. Come Somala Bashir, che guida la divisione araba del movimento femminista Women Wage Peace: «Sono un’orgogliosa cittadina, donna e madre. Le donne lo sanno: questo è il momento di agire». Era parte della stessa “famiglia” Vivian Silver, la celebre attivista israelo-canadese uccisa nel kibbutz Be’eri, alla cui memoria è stato dedicato un lungo applauso. Più volte gli intervenuti hanno puntato il dito contro il governo israeliano, accusandolo di portare il paese nel baratro per la sua gestione della guerra a Gaza. Ha tra gli altri inviato un messaggio da Ramallah il leader dell’Anp Abu Mazen, secondo il quale «la pace può essere raggiunta garantendo dignità, libertà e indipendenza; e con Gerusalemme Est capitale dello Stato palestinese». Mentre da Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato: «La vostra mobilitazione è un segnale di speranza in un tempo segnato dal dolore, dalla paura e dall’incomprensione». Hanno poi preso il via alcune sessioni. Una delle quali ha tra i suoi relatori l’ex premier israeliano Ehud Olmert e l’ex ministro degli Esteri dell’Anp Nasser al-Qudwa, che da mesi girano il mondo con il progetto di un piano di pace che riprende a grandi linee quello presentato nel 2008 dallo stesso Olmert ad Abu Mazen. «Nei prossimi cinquant’anni non troverete un solo leader israeliano che vi proporrà quanto vi sto proponendo io», gli disse Olmert. Ma, come noto, Abu Mazen fece orecchie da mercante.

a.s.

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